La balbuzie
Il linguaggio nell’essere umano è la componente centrale nella relazione. Non solo quello, certamente, la comunicazione non verbale rappresenta l’altra parte di espressione corporea, emotiva che completa la parte verbale, quella appunto del linguaggio. Prima del linguaggio c’è il pensiero dal quale nasce la struttura e la composizione delle parole e delle frasi.
Ma può succedere che la parola si inceppa, si blocca, si trascina, si ripete nella sua parte iniziale o di mezzo, e così si finisce con l’emettere strani suoni. Ecco che siamo in presenza di ciò che per definizione si chiama “Balbuzie.”
Al blocco verbale poi si associa ciò che è legato all’ imbarazzo, il rossore del viso, la vergogna , con lo sguardo del nostro interlocutore che rimane li, in attesa ….
Il balbuziente sa perfettamente cosa dire, ma la parola diventa un macigno! Vorrebbe non essere li. Sono attimi molto lunghi dove la persona sente pressante il giudizio dell’ altro, un giudizio che vira verso la compassione o la presa in giro L’altro non capisce, e pensa che ha di fronte un uomo che non è capace di parlare! Come un bambino.
Ecco che quindi nasce un sentimento di inadeguatezza, di autostima pari allo zero, di diversità, di rinuncia e di isolamento.
Ma non è solo rinuncia della parola, è una rinuncia verso se stessi, verso la realizzazione del sé e, del desiderio legittimo di ogni essere umano di affermazione.
Le cause
Non starò troppo tempo a descrivere l’ultima teoria o la prima legata all’eziopatogenesi delle balbuzie.
Le cause comprendono vari livelli di analisi: c’è una componente emotiva, dove una sana aggressività non riesce ad essere espressa nel modo giusto e quindi trova un tappo che irrigidisce e chiude ciò che normalmente dovrebbe essere aperto e fluente.
C’è una causa relazionale dove è stato sperimentato un rapporto con l’altro (genitori, maestri, insegnanti) di subordinazione, di timore, di paura e sfiducia con il conseguente blocco della propria espressione della personalità .
Oppure vi è una componente post-traumatica dove la riorganizzazione della persona è avvenuta con un disequilibrio emotivo e quindi in situazioni stressogene il sintomo si accentua.
La balbuzie si potrebbe definire a tutti gli effetti un disturbo psicosomatico.
Trattamento e cura
La balbuzie va affrontata a 360 °.
Il percorso seguirà su 2 ordini : uno con la persona balbuziente e l’altro coinvolgendo, dove possibile, la famiglia o cmq persone che hanno stretti legami. L’ approccio è sistemico ed integrato.
Nel caso dei bambini poi il coinvolgimento della famiglia è assolutamente necessario
Non si tratta di una semplice rieducazione meccanica del linguaggio. Non basta. La balbuzie quando è radicata è uno stato mentale che condiziona il pensiero e le scelte che la persona fa sono proprio condizionate da ciò che pensa di dire o di non riuscire a dire.
Per questo affermo con certezza che il trattamento deve comprendere tecniche comportamentali, respiratorie ma sopratutto anche un percorso che affronti le tematiche vitali che muovono il soggetto: le sue relazioni, il suo lavoro, il rapporto con i genitori, le sue scelte, i suoi desideri, l’idea di essere efficace , la sua autostima etc… L’abitudine al compromesso deve finire. E così’ cesserà la paura di affermarsi e si potrà prendere parte e un posto in modo legittimo in un discorso, reale e simbolico che è la vita.